di Giorgio Bicocchi
Mentre la polizia, usando anche i lacrimogeni, disperdeva, fuori dall’Olimpico, centinaia di facinorosi della Curva Sud, al termine del quarto derby di fila vinto dalla banda-Maestrelli, la Lazio, con il pullman guidato da Alfredo Recchia, aveva raggiunto l’albergo sulla via Aurelia in cui era solita trascorrere il sabato antecedente le partite e la notte della domenica.
In fuga verso il primo scudetto, Chinaglia e C. cenarono, chiamarono a casa mogli e fidanzate, accendendo poi la Tv per assistere, dalle poltrone della hall, a ‘La Domenica Sportiva’. Nel corso della trasmissione Maestrelli si convinse definitivamente che lo spiovente di Spadoni, pochi minuti dopo l’inizio del derby, abbrancato da Pulici non aveva varcato la linea bianca. Fu dunque una topica del guardalinee se la Lazio, in quel derby di ritorno del ’73-’74, inizio’ a giocare con una zavorra ingiusta sul groppone, sotto nel punteggio. Verso mezzanotte, dopo cena e l’amaro, nell’albergo sull’Aurelia spunto’ la sagoma rubiconda di Umberto Lenzini.
Il ‘Sor Umberto’, scaramantico come un napoletano dei quartieri spagnoli, aveva deciso di non assistere al derby, preferendo ascoltare le vicende di una durissima stracittadina dall’eremo dell’isola del Giglio, uno dei suoi luoghi prediletti. Lenzini abbraccio’ tutti, sedendosi nella hall, ripetendo come un mantra il calendario restante delle partite che dividevano la Lazio da un grande sogno.
Mentre, qualche metro più in la’, Pino Wilson, davanti ad un foglio di carta, sottolineava, con un lapis blu, le trasferte di Napoli e San Siro (con il Milan) come gli ultimi, decisivi crocevia prima del meritato, primo scudetto.