di Giorgio Bicocchi
Da buon turco uno dei nomi del centravanti turco Sukru era, come sbagliarsi, Mustafa. Fu grazie ad un suo gol, oltre ad una prodezza del norvegese dalla faccia spigolosa Lofgren, che la Lazio (era il 2 dicembre del 1951 e la Roma giocava in serie B) sbancò lo stadio Brumana di Bergamo, non ancora convertitosi alla nuova (ed attuale) denominazione di Stadio ‘Atleti Azzurri d’Italia’.
Uno zero a due maturato nei primi venti minuti: troppo per l’Atalanta di allora, pure capeggiata in attacco dal formidabile Jeppson.
D’altronde vincere con una squadra composta da Sentimenti IV Antonazzi Furiassi Alzani Sentimenti V Fuin Sentimenti III Flamini Antoniotti Lofgren e Sukru era compito mica impossibile. E la Lazio del tecnico Bigogno, che alla fine di quel torneo si classificò quarta a pari merito con la Fiorentina, seppe davvero macinare gioco e punti, complici interpreti di un certo spessore.
Il turco Sukru (nella foto) era un centravanti potentissimo. Magari dal carattere un po’ fumantino ma sicuramente capace di tenere da solo in scacco la difesa avversaria. Giocherà solo un anno nella Lazio, segnando e, talvolta, pure convincendo. Caratterialmente molto diverso dall’altro connazionale Bartu’ che, negli anni a seguire, giocò anch’esso nella Lazio: Bartu’, infatti, indugiava spesso davanti alle vetrine di via Veneto, a caccia dell’abito e della cravatta più alla moda. Sukru, al contrario, nel giorno di riposo, amava da matti i piatti di pasta, spesso bissandoli.
Perché rievocare una vittoria a Bergamo? Semplice, perché oggi i ragazzi di Pioli, protesi verso il sogno-Champions e verso il primato cittadino, saranno di scena proprio al vecchio Brumana, pur contro vecchi amici come Reja, Biava e Stendardo. Un campo, quello orobico, mai particolarmente prodigo di punti, se e’ vero che, soprattutto a cavallo tra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta, complici le sgroppate di Stromberg, i gol di Evair e le intuizioni del mago Mondonico, ogni incrocio con i nerazzurri si rivelava sempre fatale.
Nel ’51, però (e non solo, fortunatamente) col turco Sukru, scomparso a soli 54 anni, la Lazio imparò a vincere in casa dei nerazzurri.