di Giorgio Bicocchi
L’inconfondibile voce di Sandro Ciotti, il 20 gennaio di quarantuno anni fa, quasi al termine di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, annunciò dallo ‘Zaccheria’ di Foggia la punizione vincente di Giorgio Chinaglia, scagliata in rete, su tocco di Frustalupi, a quattro minuti dalla fine. La Lazio, sette giorni dopo la sconfitta interna contro il Torino, maturata in virtù di un gol di Ciccio Graziani, tornò così a vincere, scacciando gli incubi.
Digeriva male le sconfitte quella squadra di giganti. Chinaglia era capace di prendere sonno, nel corso della settimana che magari seguiva un rovescio, quasi all’alba, sognando di rigiocare al più presto e prendersi la rivincita. Lo stesso accadeva a Martini e Re Cecconi, a Petrelli e Wilson. Era il carattere, la determinazione feroce a rendere quel gruppo unico e indimenticabile.
La vigilia della partenza per Foggia, poi, era stata contraddistinta da brutti segnali: non c’era Re Cecconi, infortunato, sostituito da Inselvini, destinato peraltro a diventare, nelle settimane a seguire, una sorta di talismano. Mancava pure Petrelli e così Maestrelli, abituato a schierare sempre la formazione tipo, si vide costretto, suo malgrado, a sostituire ben due elementi rispetto allo scacchiere-tipo. Aggiungete che il Foggia di Lauro Toneatto, allenatore grintoso, mai era stato sconfitto, fino ad allora,in casa e che lo ‘Zaccheria’ , per tradizione, non era campo amico. Ne’ lo sarebbe stato negli anni a seguire: segnò ad esempio il destino di Luis Vinicio, esonerato da Lenzini dopo un tonfo cocente, una domenica di Pasqua.
E, accanto al patron Casillo, negli anni Novanta, Sergio Cragnotti, assistendo ad un rovinoso uno a quattro subito, si invaghì calcisticamente di Signori e Zeman, decidendo di portarli (gradualmente) alla Lazio.
Long John decise la sfida a quattro giri di lancetta dalla fine scagliando in porta una punizione forte e precisa, sul palo difeso dal portiere rossonero Trentini, che, negli anni successivi, avrebbe confessato la sua fede Laziale. Guardate la foto acclusa, pubblicata a suo tempo da “Il Corriere dello Sport”: stadio zeppo come un uovo, c’era gente persino sui tetti dei palazzi adiacenti allo stadio.
Fu – a fronte delle insidie avvertite prima di quel viaggio in Puglia – una domenica festosa. Chinaglia tornò a sorridere, la Lazio ritrovò la testa della classifica, complice lo stop accusato dalla Juve a Firenze. Insomma, il destino era un alleato perché quella Lazio sapeva propiziarsi la buona sorte. Trascinata, come spesso le accadeva, da Long John, il centravanti più amato.