di Giorgio Bicocchi
Il giorno di San Silvestro di sessantacinque anni fa la Lazio salì a Torino per incontrare i granata. In quelle stagioni – ma pure nella successive – non era abitudine fermare il campionato per così tanto tempo (come avviene ai giorni d’oggi): si giocava, eccome, nelle festività (la Lazio, ad esempio, dopo la gara contro i granata si sarebbe esibita a Capodanno contro la Pro Patria), un po’ come accade da sempre in Inghilterra, la patria del football, dove giocare tra Natale e la Befana arricchisce i clubs per via dei congrui incassi assicurati dai tifosi in vacanza.
Un suggerimento che in Italia, invece, resta incompiuto. Il 4 maggio del 1949, come è tristemente noto, l’aereo che riportava a casa il Grande Torino dopo un’amichevole disputata a Lisbona interruppe il suo volo schiantandosi contro le mura della Basilica di Superga. Trentuno i morti, in larghissima parte i campioni di quel gruppo inarrivabile. Un milione di persone, commosse, assistettero ai solenni funerali delle vittime. La Lazio, che avrebbe incontrato per la prima volta il Torino sette mesi dopo quella tragedia immane, pensò giustamente di commemorare le vittime granata, lasciando, prima della gara, un segno di attenzione all’interno dello stadio. E così l’allenatore Sperone (un ex torinista) e Flacco Flamini deposero due mazzi di fiori sotto la lapide che commemorava quei ragazzi, un po’ figli di tutti gli italiani.
Poi si andò in campo e quella Lazio – che al termine della stagione avrebbe timbrato un eccellente quarto posto dietro, nell’ordine, a Juventus, Milan e Inter, esibendo calcio concreto ma pure spettacolare – pareggiò due a due contro il Toro. Andando in vantaggio con Nyers, ripresa poi da Frizzi, tornando in vantaggio col suo alfiere prediletto del primo Dopoguerra, Aldo Puccinelli, il nostro primatista per gare giocate in serie A. Puccinelli (nella foto a lato), toscano di Bientina, sarebbe rimasto alla Lazio dal ’40 al ’55, al netto di due stagioni, quelle dal ’43 fino alla fine della guerra, in cui si dedicò alla famiglia, schivando la guerra. Un’ala guizzante, piccolissima (appena centocinquantacinque centimetri per cinquantasei chilogrammi), dotata però di classe, guizzi e tiri al fulmicotone.
Nella ripresa il Toro pareggiò, l’arbitro negò alla Lazio due evidenti rigori, finendo col contribuire ad accendere gli animi. Alla faccia, insomma, del clima delle festività… La squadra che mister Sperone spedì in campo? Un condensato di muscoli, tigna e classe. Eccoli, i Laziali che il 26 dicembre 1949 impattarono con il Toro: Sentimenti IV, Antonazzi, Spurio, Furiassi, Alzani, Sentimenti III, Puccinelli, Magrini, Hofling, Flamini, Nyers II.
Un giorno da annotare in una ideale agenda: perché si giocava ancora a San Silvestro e perché la Lazio, con lo stile che la contraddistingue da 114 anni, omaggiò con sobrietà i caduti di Superga.