di Giorgio Bicocchi
La data si avvicina e lascia per nulla tranquilli. Non sarà solo una finale di Coppa Italia ma qualcosa di più, che trascende la rivalità tra la Lazio ed i suoi dirimpettai cittadini. Passano i giorni e vai alla ricerca di un possibile talismano, una ricorrenza, un evento che abbellisca il ricordo di un qualsiasi 26 maggio trascorso ed esorcizzi la tensione di una vigilia infuocata.
Ed allora eccola una prima ricostruzione. Un derby si giocò proprio il 26 maggio di settantatre anni fa. Venne deciso da una prodezza di “Flacco” Flamini, l’elegante campione argentino destinato a diventare negli anni – anche dopo aver smesso di giocare – una sorta di istituzione. Allenatore, dirigente, scopritore di talenti, osservatore. Sbarcato in Italia da un piroscafo ansimante, con il quale aveva oltrepassato l’Oceano, e che, in maglia Laziale, duettando con Piola, si consacrò’. Bene, il 26 maggio del 1940, la Lazio scese in campo contro la Roma letteralmente falcidiata dalle defezioni. Sul referto dell’arbitro Soliani, infatti, non erano stati scritti i nomi di Baldo, Blason, Faotto, Pisa, Busani, Camolese. E di Silvio Piola che, di quella Lazio, condensava lo spirito. Sembrava un derby orientato in negativo sin dalla vigilia. Senza contare che era infortunato pure il portiere Giubilo e venne così’ promosso titolare sul campo l’esordiente Giovannini. Come spesso accade nelle stracittadine le sensazioni pre-gara vennero completamente ribaltate. La Lazio – che aveva perduto il derby di andata – si difese con ordine, colpendo di rimessa alla fine del primo tempo. Fuga di Barrera, inserimento di Flamini e palla nel “sette”, con Masetti battuto. Nella ripresa la Lazio si barricò nella propria area, annacquando ogni pericolo. Quando Giovannini, l’eroe con “Flacco” di quella stracittadina, riuscì a parare il rigore di Pantò, tutti ebbero l’intima consapevolezza che il risultato non sarebbe cambiato. La Lazio, il 26 maggio del ’40, vinse il derby di ritorno, pronta a festeggiare il quarto posto nella classifica conclusiva del campionato. Merito di una prodezza di Flamini, sicuramente appollaiato, tra qualche giorno, su una nuvola immaginaria sopra la Curva Nord, assieme a tanti eroi Laziali che non ci sono più. Tifando Lazio, sognando la sesta Coppa Italia.