di Giorgio Bicocchi
Il soprannome che gli era stato affibbiato era già un inno alla generosità e all’attaccamento ai colori. Vittorio Sentimenti, fratello di Lucidio e Primo (che giocarono anch’essi nella Lazio) era semplicemente “il bersagliere”. Perché quel nomignolo? Perché Vittorio (Sentimenti III nella storia della famiglia calcistica più bella del nostro pallone) mai mollava, suonando la carica quando intuiva che la squadra stesse per spegnersi. Oggi sarebbe definito “un valore aggiunto”: fu il temperamento la sua dote migliore, l’arte di un mediano che mai alzava bandiera bianca.
Sentimenti III giocò nella Lazio per tre stagioni, a cavallo tra la fine degli Anni Quaranta e l’inizio del successivo decennio. Nella stagione 1949-50 – quella coincisa con un bel quarto posto finale, frutto di diciotto vittorie e dieci pareggi ottenuti in trentotto gare – Vittorio realizzò tre gol, giocando in un gruppo che allineava Hofling, Flamini e Puccinelli, i primi marcatori Laziali di quel campionato.
Una rete (spettacolare perché siglata con una folgore da fuori area) Vittorio la mise a segno contro l’Inter una domenica di sessantacinque anni fa, allo Stadio Nazionale. Ospite della Lazio erano i nerazzurri di Nyers e Amadeo Amadei, fischiatissimo dai nostri appassionati. La Lazio, in quella circostanza, battè i nerazzurri tre a due: sbloccando la partita con una prodezza di Flacco Flamini, raddoppiando con Magrini e triplicando proprio con Sentimenti III, protagonista di quella sfida.
Era una Lazio davvero forte e convincente, quella, ben allenata da Mario Sperone (ex-Toro), con una bandiera mai ammainata come Salvador Gualtieri come vice. Fu l’impermeabilità della difesa il segreto di quel gruppo. Facile, direte, potendo allineare una retroguardia composta da Sentimenti IV in porta e Furiassi, Remondini, Alzani e Antonazzi sulla linea di terzini e centromediani. La Lazio, alla fine di quel torneo, registrò la seconda, migliore difesa del campionato. Fu quella la base per conquistare il quarto posto finale, alle spalle immediate delle corazzate del Nord.
Sentimenti III, “il bersagliere”, divenne ben presto uno dei giocatori più amati di quella squadra. Mai un borbottio, una protesta: un esempio per i piu’ giovani, con quel suo moto perpetuo al servizio del collettivo. Ci piace ricordarlo con la foto a corredo, lui festeggiato (a sinistra) da compagni (tra i quali si riconosce Antonazzi) e semplici tifosi. La gioia sui volti di tutti, una istantanea che trasmette partecipazione.
Una domenica, il 16 aprile del 1950, battemmo l’Inter grazie ad una sua prodezza: ecco cosa debbono ricordare i più giovani tra i nostri sostenitori.