di Marco Petraglia
Il carattere pionieristico che caratterizzò l’attività della Lazio nei suoi primi anni di vita è rintracciabile non soltanto in campo sportivo. Accanto alla fondazione delle sezioni che incrementarono le fila della polisportiva, la società romana può vantare un’ulteriore e curiosa primigenia. Sotto la presidenza di Fortunato Ballerini, artefice e motore instancabile del fiorire delle nuove attività, il sodalizio bianco celeste fu, infatti, promotore nel 1912 degli esperimenti che portarono, successivamente, alla nascita del Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (C.N.G.E.I.). Si trattò del primo tentativo d’importazione degli Scouts a Roma.
Fondato nel 1907 in Inghilterra dal generale inglese Sir Lord Robert Stephenson Smith Baden Powell of Gilwell, già famoso in patria per gli eroici successi militari ottenuti nella guerra Anglo Boera in Sud-Africa, il movimento scout si espanse con gran rapidità su vasta scala fino ad oggi divenendo così, con circa 40 milioni di iscritti in tutto il mondo, uno dei modelli educativi più diffusi ed efficaci. Anche l’Italia venne ben presto coinvolta in questo intenso processo di sviluppo. Sotto la spinta di Sir Francis Vane, a Bagni di Lucca il maestro Remo Molinari istituì nel giugno del 1910 i Boy Scouts della pace. Poco dopo, a dicembre, vennero fondati a Genova i Ragazzi Esploratori Italiani (R.E.I.).
Se è vero che in quegli anni, come accadeva per quasi ogni aspetto del nascente associazionismo, il settentrione rappresentò un terreno decisamente fertile rispetto al resto della nazione, Roma nel suo ruolo di capitale del regno non poteva, tuttavia, rimanere insensibile alla nascita di simili fenomeni sociali. L’intuizione che diede il via al progetto va ricondotta al presidente Fortunato Ballerini il quale aveva percepito per primo la portata del movimento scout. “L’istituzione – scriveva – si copia in tutte le nazioni civili e già gli scouts in Germania salgono a oltre 30.000 sotto il comando del maresciallo Von der Goltz”.
Partecipando come tesoriere del Comitato Italiano alla quinta Olimpiade di Stoccolma nel 1912, Ballerini poté ammirare dal vivo la straordinaria efficacia organizzativa dei boy-scouts impegnati nel servizio d’ordine. L’impressione suscitata dall’ottimo lavoro svolto da quei giovani colpì a tal punto Ballerini che, non appena tornato a Roma, costituì in qualità di presidente della Lazio la prima sezione dei ragazzi esploratori con l’aiuto del prof. Carlo Colombo (ritratto nella foto allegata) che nel gennaio del 1912 aveva appena terminato la stesura dello statuto per una futura associazione scout. Colombo aveva ipotizzato la creazione di due sezioni, una maschile che chiamò Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori Italiani e una femminile Unione Nazionale delle Giovinette Esploratrici Italiane.
La lungimiranza delle due personalità diede vita ai primi esperimenti di attività scoutistica che iniziarono il 12 ottobre 1912 ai prati della Farnesina. Aderirono fin da subito più di sessanta giovani. Sottoposti ad un primo esame i primi ad indossare la divisa furono: Giuseppe Prelli, Renato Rosati, Ugo Brenna, Vittorio Seganti, Ugo Pacetto e Oreste Regnoli. Dopo una seconda selezione subentrarono: Realdo Colombo, Augusto Anfossi, Aldo Giuliani, Aldo Evangelisti, Arnaldo Rosati, Michelangelo Palumbo, Domenico Bollini e Gustavo Quirico.
Il successo di questa fase sperimentale fu tale da spingere la Lazio nel febbraio del 1913 alla creazione di un’apposita sezione dedicata all’istruzione premilitare, al tiro a segno e agli allievi esploratori. In tal senso Ballerini nominò un comitato composto dal ten. gen. Gaetano Zoppi presidente, Tullio Cantoni, conte Guido Borgogelli, Carlo Colombo e dal cap. Nicolò Arimondi (fine prima puntata – continua)