di Giorgio Bicocchi
Quante erano le bandiere a sventolare sull’Olimpico quella piovosa domenica di febbraio del 1974? Decine di migliaia, che provocarono una emozione fortissima in tutti coloro che, sin dalle 10 del mattino, affollarono lo stadio. Alla vigilia due punti dividevano la Lazio di Maestrelli e la Juve di Vycpalek, con i Laziali reduci, sette giorni prima, dal ko di Marassi contro la Samp.
Lenzini, nella storica foto acclusa, con il tradizionale impermeabile chiaro addosso, percorse il tartan dell’Olimpico mezz’ora prima del fischio d’inizio dell’arbitro Panzino. Un modo scaramantico per ingannare l’attesa, prenotando dolci auspici. Come spesso accadde in quella folgorante stagione, la Lazio partì come un razzo, in vantaggio di due gol già dopo mezz’ora, con Garlaschelli e Chinaglia onnipresenti davanti a Zoff.
Nella ripresa i due rigori concessi dall’arbitro alla Juve. La parata d’istinto di Pulici sul primo penalty calciato da Cuccureddu, il gol di Anastasi dal dischetto che pareva aver riaperto la sfida. Poi il guizzo di Long John sotto la Sud, Morini che lo aggancia e Giorgione che, davanti all’amico Zoff, realizza il gol della sicurezza e del trionfo.
Quattro punti di vantaggio sui bianconeri, lo scudetto laggiù, ormai all’orizzonte. Dolcissimo fu il ritorno a casa dei quasi ottantamila Laziali che avevano affollato l’Olimpico per vivere il loro giorno più bello da tifosi. Mentre gli altri, coloro che erano rimasti a casa, incollati alla voce di Enrico Ameri e alle note di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ , cominciavano a sognare il primo scudetto della nostra storia.