di Giorgio Bicocchi
Ci sono svariati motivi per cui Daniele Masala, sessant’anni portati con baldanza, ha scelto la Lazio come passione del cuore. Il primo, forse il più importante: nelle piscine in cui nuotava con i nostri colori addosso, da adolescente, conobbe la ragazza, anch’essa campionessa in vasca, Francesca Molinari, che poi divenne sua moglie, dandogli tre figli. E poi i ricordi, le prime trasferte, la prima borsa con quella scritta che e’ leggenda ‘Lazio Nuoto’. Senza contare la felpa celeste con la scritta bianca sul cuore che Daniele e Francesca Masala hanno re-indossato tre anni fa quando la Lazio Nuoto ha convocato tutte le sue icone, attuali e passate.
Mai – passato poi alle Fiamme Oro, azzurro per talento e vocazione, re del pentathlon – nel corso della sua vita, Daniele Masala ha rinnegato, sottaciuto, resa vulnerabile la sua passione per la Lazio. Sbandierata soprattutto ad attività agonistica conclusa, dopo i due ori olimpici, individuali ed a squadre, messi assieme ai Giochi di Los Angeles di trentuno anni fa, quando Daniele, classe ’55, viveva l’età della maturità e della consacrazione agonistica. Il suo palmares? C’è da perderci almeno venti minuti a leggerlo, snocciolando record, città, metalli di colore diverso messi al collo per le foto di rito. Un autentico portento azzurro. Laziale nel cuore.
Masala, una volta smesso di essere anche citti’ azzurro del pentathlon, dispensatore di consigli tecnici e di vita ad un mucchio di allievi, e’ stato giornalista, opinionista televisivo, professore all’Universita di Cassino, dopo aver raggiunto il grado di Ispettore nella Polizia di Stato.
Una di quelle figure che non dovrebbero mai invecchiare, tantomeno subire gli oltraggi del tempo. Oggi, a sessant’anni, Daniele, qualche capello bianco in più, e’ un bel signore che non vive di rimpianti. Ha raggiunto tutto ciò che voleva inseguire. Con la passione per la Lazio compagna di vita e di agonismo.