di Giorgio Bicocchi
Negli anni Ottanta era diventato, dopo esserne stato co-fondatore, il Presidente del Circolo Nuoto Aventino, a via Marmorata, nel cuore di Testaccio. Aveva scelto colori ibridi, il blu e il giallo, per tratteggiare il futuro del Circolo, con il quale, nei primi anni Ottanta, sfioro’ addirittura il trionfale ingresso nella serie A di pallanuoto.
I colori del suo cuore erano quelli Laziali. Per tutta la vita, senza alcuna remora. Fino agli ultimi anni quando, malato, ancora si emozionava nel ricordare la sua carriera di nuotatore e pallanuotista, sempre con l’Aquila sul petto. Lucio Ceccarini, classe ’30, scomparso nell’estate di quattro anni fa: è stato Campione d’Italia con la Lazio Pallanuoto nel ’56, giocando in una delle squadre piu’ leggendarie della waterpolo italiana. Assieme a Gionta, Gambino, Virno, Antonelli, Peretti, Pucci, Baccini, Berengo, mica carneadi, guidati fuori dall’acqua da quel fenomeno di manager di Camillo Di Giovanni e, alla scrivania, da Catalani e Nostini. Quattro anni prima, appena ventiduenne, dall’altra parte del mondo, a Melbourne, si era cinto al collo la medaglia di bronzo del torneo olimpico di pallanuoto. Fu la stessa edizione dei Giochi in cui un altro atleta della Lazio – sia pure nella pedana del fioretto, Vittorio Lucarelli – festeggio’ un’altra medaglia, sia pure di metallo piu’ pregiato, oro luccicante da consegnare alla storia. Con la calottina calzata sulla fronte, Ceccarini era il polmone della squadra, instancabile nel portare palla e nel contrastare le azioni avversarie. Un universale, si etichetterebbe oggi.
Campione di pallanuoto e, ovviamente, pure di nuoto perché allora, negli anni Cinquanta, era consuetudine (le carriere agonistiche di Pedersoli e Pucci lo testimoniano) eccellere nelle due specialità. Ceccarini ha incarnato, in acqua e fuori, lo stile-Lazio. Carattere un po’ burbero, scontroso, magari. Bastava pero’ orientare il discorso sulla Lazio, su ricordi in bianco e nero per entrare nel suo cuore, strappandogli sorrisi e complicità. Fedeltà-Lazio, appunto.