di Giorgio Bicocchi
Come poteva una Polisportiva antichissima come la Lazio non allineare una sezione cara al Barone De Coubertin? Eccola, allora, la Lazio Pentathlon Moderno, disciplina che, con quelle cinque, nobili specialità (nuoto, corsa, scherma, tiro a segno ed equitazione) è davvero l’essenza dell’olimpismo. Una sezione viva, vitale, che registra successi. Come quello ottenuto nel 2009 da Claudia Cesarini, campionessa italiana assoluta.
E che, soprattutto in campo femminile, ha sfornato giovani talenti come Prampolini, Alessandrini, Mattei, nel 2011 bronzo ai Campionati italiani. Lealtà, applicazione, capacità di soffrire: ecco le risorse della Lazio Pentathlon, guidata da un Presidente dinamico come Maurizio Andreozzi. Che non soffre per la carenza mediatica a cui soggiace la disciplina ma che ha voglia di mettersi in gioco, gioire, condividere come il consistente numero di iscritti alla sezione (tutti giovanissimi, rigorosamente fasciati con una tuta blu e l’Aquila sul cuore) testimonia. Ragazzi giovanissimi che sfrecciano allo Stadio dei Marmi o all’Acquacetosa. O, ancora, in giro per l’Italia, iscrivendosi a competizioni, soffrendo, facendo gruppo. Partecipare, soprattutto, a testa alta, il suo motto. Nel solco, in pratica, di quanto teorizzava De Coubertin.