di Giorgio Bicocchi
In tre anni, dal ’52 al ’55, Vittorio Bergamo ha indossato la maglia Laziale, dividendola con grandi campioni. Era la Lazio, quella, alla quale era difficile fare gol – allineando Sentimenti IV in porta, Furiassi, Remondini, Malacarne ed Alzani in retroguardia – incisiva e ficcante pure dalla cintola in su.
Con Bergamo, in quel triennio ricco di soddisfazioni, con la squadra che sovente combatté con successo contro le grandi del Nord, centrando piazzamenti onorevolissimi, giocarono anche Fuin, Bredesen, Montanari, Puccinelli, Burini, Sentimenti V, Vivolo.
Lui, Bergamo, classe ’22, triestino a diciotto carati, era il centrocampista che copriva, raddoppiava gli sforzi, sacrificandosi. Quasi sessanta presenze nel triennio romano, lui, passato alla storia, nel calcio sotto la Lanterna, per essere disinvoltamente passato dal Genoa alla Samp. A Roma, alla Lazio lasciò un pezzo di cuore: se così non fosse stato, il figlio Renato non avrebbe gentilmente fatto dono al Centro Studi del materiale che ritrae il papà, tra cui la foto a corredo di questa breve rievocazione.
Bergamo morì a 88 anni, nel 2011. Alla sua figura di giocatore duro in campo, estroverso e gioviale fuori dal rettangolo di gioco, e’ legata l’immagine, bella e romantica, della Lazio dei primi anni Cinquanta, quella che pose le basi per il primo successo della nostra Storia: la Coppa Italia del ’58.