di Giorgio Bicocchi
Dalla squadretta del suo quartiere, il Tufello, mai tradito nel corso di una vita intera, fino all’Almas, che, a fine anni Sessanta, aveva il suo quartier generale a San Giovanni e sfornava campioni in provetta. Inizio’ cosi’ la favola di Giancarlo Oddi: uno di noi, verrebbe subito da dire, per una fede laziale continuamente, dignitosamente esternata, pure in momenti di oggettiva, grande difficoltà.
Oggi, ventitré luglio, Giancarlo, classe ’48, compie 65 anni: doveroso, allora, dedicargli, un segno di attenzione, rievocando, sia pure in poche righe, l’essenza di una vita in cui ha continuamente sbandierato il vessillo della Lazialità. Lenzini lo spedi’ in provincia, prima a Sora e poi a Massa, per “farsi le ossa”, come si diceva allora in gergo, sintetizzando, ovvero, quel periodo necessario per un giovane per forgiarsi, diventando, se possibile, piu’ forte. E, dalla Toscana, Giancarlo torno’ a Tor di Quinto davvero piu’ forte. Dieci presenze messe assieme nella stagione ’71-’72, quella coincisa con il ritorno in serie A, gettati i semi per il tricolore ormai imminente.
Stopper, e che stopper, riannodando il film della sua carriera. Uno che si incollava ai calzettoni dei centravanti avversari, gente che allora, in area, faceva paura: Boninsegna, Riva, Savoldi, Prati, Graziani, Pulici, Bettega. L’epoca dei grandi cannonieri italiani perché, allora, quarant’anni fa, l’invasione straniera non si era ancora materializzata. L’amicizia con Long John, bella e coinvolgente. Le offerte avanzate dai grandi clubs del Nord per accaparrarselo. Perché Oddi non solo era stopper che chiudeva a doppia mandata la retroguardia ma non mancava realmente mai. Fisico possente, mai uno stop fisico, un contrattempo, trenta partite di campionato su trenta messe assieme in un triennio: roba da Superman o quasi. Quando il ciclo laziale si esauri’ col primo scudetto, Lenzini, credendolo erroneamente sul viale del tramonto, lo cedette – assieme a Frustalupi – al Cesena. Qui, nella vecchia “Fiorita”, Giancarlo ando’ avanti ancora per otto anni, diventando un beniamino dei mondo bianconero. Senza mai dimenticare la sua passione, pero’, la Lazio, sbandierata sin dai tempi in cui, praticamente bambino, inizio’ a giocare a pallone al Tufello, la sua casa.
Torno’ a Roma non appena smesso di giocare, puntualmente legandosi ancora alla causa laziale. Non piu’ da giocatore, ovviamente, ma da tecnico intelligente. Fu alleato e collaboratore di Carosi, Lorenzo, Simoni, Fascetti, Materazzi, Zoff, Papadopulo. Conseguendo promozioni, da vice-allenatore, anche in B. Ogni giorno, alla radio, dove si esibisce da opinionista, snocciola aneddoti: come quello del suo amatissimo giaccone di pelle (una sorta di talismano) rubato il pomeriggio del maggio del ’74 quando la Lazio raggiunse la gloria.
Oggi Giancarlo compie 65 anni: buon compleanno, allora, ad un grande Campione d’Italia e ad un appassionato cultore della Lazialità.