di Giorgio Bicocchi
Ottantaquattro anni compiuti oggi, mica uno scherzo. Spegne le candeline Bud Spencer e chissà se stamane, per festeggiare degnamente, non abbia deciso di fare un giro in elicottero, di cui possiede la patente, sopra Roma, la sua città adottiva, in cui ha conosciuto la fama, la gloria, decidendo anche di metter su famiglia.
Bud Spencer, all’anagrafe Carlo Pedersoli, classe ’28, napoletano di nascita, non è stato soltanto un grande attore, paroliere, imprenditore (ha fondato una società di elicotteri e di aerei), fiutando affari in mezzo mondo, formidabile amante degli Stati Uniti e del Sudamerica ma per noi, cultori delle quasi sessanta sezioni della Polisportiva, uno dei grandi interpreti della Lazio Nuoto, la società più antica e più gloriosa del panorama nazionale.
Incontrata quasi per caso, dopo la guerra, nel ’49, reduce da esperienze lavorative in Argentina e Uruguay. In piscina, con l’accappatoio marchiato Lazio addosso, Carlo Pedersoli ha incantato per sei, intensissime stagioni. Primo atleta a scendere, sulla magica distanza dei 100 metri stile libero, sotto il minuto. E poi quel fisico, sopra i cento chili, ideale per tramutarsi in un potentissimo (ed immarcabile) centroboa. Carlo fu un campione del nuoto e della pallanuoto. Come tanti altri, incredibili atleti della Lazio Nuoto: Ognio, Gionta, Pucci, Baccini, Ceccarini, quelli della vecchia guardia, insomma, Ricordi Laziali (uno scudetto sfiorato nella waterpolo, nove titoli nazionali vinti nel nuoto, a stile libero e rana) e a tinte azzurre, con quelle partecipazioni ai Giochi di Helsinki e Melbourne. Romantici i rapporti con Enzo Zabberoni, il mago delle piscine, letteralmente strappato alla Florentia da Nostini a meta’ degli anni Cinquanta. A lui, Carlo, diventato poi Bud davanti alla cinepresa, nella sua successiva e fortunatissima vita da attore, sono legate pagine magiche del nuoto e della pallanuoto azzurra. Come quella vittoria colta a Budapest, contro i rivali di sempre magiari, con un ultimo rigore da lui trasformato battendo il portiere avversario (‘era un armadio’) con un tiro scagliato tra testa e spalla, nell’unico pertugio libero.
Un mito dello sport azzurro, una stella della Lazio Nuoto. Una passione non scalfita dall’incedere degli anni. Auguri Bud, fenomeno degli anni Cinquanta con l’Aquila romanticamente stampata sul petto.