di Giorgio Bicocchi
Chissà se, nella mattinata odierna, una delle molteplici emittenti radiofoniche della nostra città si metterà in contatto con l’Appennino emiliano. Fabio Poli, classe ’62, abita ancora qui e proprio oggi compie 51 anni. Non si tratterebbe solo di fare gli auguri ad un attaccante che, democraticamente, ha segnato in tutte le categorie in cui ha militato (dalla serie A alla terza categoria) ma, soprattutto, all’uomo che ha indubbiamente segnato una svolta nella storia della Lazio.
Pensate per un attimo a cosa sarebbe accaduto se, domenica 5 luglio 1987, sul cross di Piscedda, in un San Paolo carico di umidità, gremito da oltre trentamila laziali, la sua inzuccata fosse stata parata dal portiere del Campobasso. Oppure frenata dalla traversa. O, ancora, spedita sul tartan. La Lazio avrebbe conosciuto gli inferi della C1, quantomeno rinviando tutto ciò che di bello, invece (seppur gradualmente), accadde. La risalita in A, un bilancio allo specchio, la cessione di Calleri a Cragnotti del pacchetto azionario. L’Europa, l’arrivo di grandi giocatori. La Coppa Italia del ’98, undici anni dopo quel pomeriggio per cuori forti vissuti nello spareggio del San Paolo.
Fabio Poli gioco’ appena due stagioni nella Lazio, non andando neppure in doppia cifra nel biennio. Avrebbe però’ meritato (al pari di Fiorini, eroe della gara col Vicenza, due settimane prima) di far parte della squadra che, nell’estate dell’87, si raduno’, con Fascetti allenatore, per dare nuovamente l’assalto alla serie A. Calleri, invece, che ragionava da capitano d’industria e non soppesava i palpiti del cuore, lo cedette al Bologna, rinnovando completamente la batteria offensiva, ingaggiando, ad esempio, Galderisi, Muro e Monelli. E così il ricordo di Poli e’ rimasto inguaribilmente legato a quella inzuccata, uno dei gol più importanti dell’ultracentenaria storia Laziale. Bello, oggi, in un giorno di festa, ricordare Poli e, a rimorchio, una Lazio coraggiosa e mai doma – quella del -9 – sempre nel cuore (e non solo per la magnifica maglia che indossava) di chi la nostra squadra ama quasi più di se’ stesso. Inutile girarci attorno: senza quella prodezza chissa’ in che limbo saremmo piombati. Buon compleanno, Fabio, l’uomo del riscatto.