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Sergio Longhi: ‘Mio padre e mio zio, pulcini di Vienna’ (seconda parte)
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di Giorgio Bicocchi

1933 11 giugno Pulcini a ViennaSturmer, l’inventore dei pulcini – ‘Prima di essere chiamati pulcini erano stati soprannominati microbi. La loro prima apparizione avvenne prima della disputa di una partita, Lazio-Foligno. Era stato l’allenatore austriaco Karl Sturmer a dedicarsi a quel compito: plasmare giocatori veri, effettuare leve in cui scegliere ragazzi che valevano, che esibivano doti e virtù.

E i ragazzi diventarono sempre più bravi. Papà Otello era del ’21, zio Armando, uno dei migliori prodotti di quel vivaio, era del ’17. Per un beffardo scherzo del destino morirono entrambi quando avevano ottantasei anni. Prima Armando, poi papà. Mi hanno sempre detto che l’Alfa Romeo di Ezio Sclavi era il loro passatempo una volta terminati gli allenamenti. E Sclavi non batteva ciglio quando se li ritrovava sdraiati sui sedili, quasi emozionati all’interno di una macchina che, all’epoca, era un vero gioiello. Scene e storie di un calcio che non c’è più. Romantico e bellissimo.
Il venerdì Sturmer portava i ragazzi in una sala, all’interno della Rondinella, per una lezione che oggi definiremmo di tattica. Era una sorta di laboratorio, quella Lazio. Con Sturmer che si affeziono’ gradualmente a quelle sue creature. Aveva insegnato loro a muoversi per il campo come un orologio svizzero. Sincronismi perfetti, una bellezza vederli giostrare per il campo. Una volta decine di auto lì accompagnarono a Velletri per una esibizione. Fini’ dieci a zero, figuratevi. Fioccarono gli articoli, Roma laziale e non solo si stava appassionando a quella squadra. Sturmer, ormai, ne allevava e ne cresceva sempre di più. Tanto che, per farli allenare, undici contro undici vennero create due squadre, chiamate ‘Faccani’ e ‘Saraceni’, in onore di due grandi interpreti della Lazio che fu.
La partita – ‘Pronti, via. La Lazio andò subito in vantaggio grazie ad uno spunto di zio Armando. Il portiere austriaco pasticcio’ e per Capponi fu un gioco da ragazzi segnare. Tutto lo stato maggiore della Lazio, in tribuna, gongolava. Accompagnato dal Presidente federale Vaccaro, che, tra i pulcini, allineava pure uno dei figli. Nel secondo tempo il Wacker pareggio’ ma i giovani Laziali, ormai, avevano conquistato il Prater, i tifosi austriaci e la stampa che, il giorno successivo, fu prodiga di elogi verso quella squadra-spettacolo. Papà mi raccontava sempre che, secondo lui, gli austriaci, grossi e pure legnosi, parevano avessero più anni dei pulcini. Sembravano essere degli juniores, insomma. Furono presi d’infilata dalla classe dei pulcini: spesso in affanno. Applausi a scena aperta, prima di Austria-Belgio, partita internazionale, andò in scena, pertanto, un grande spettacolo’.
Il ritorno alla Stazione Termini – ‘Il Presidente federale Vaccaro aveva anticipato di qualche ora il ritorno a Roma, precedendo i ragazzi, superbi nella loro tuta azzurra, scelta per viaggiare più comodi. Quando il treno arrivo’ alla Stazione Termini i ragazzi vennero accolti come fossero dei predestinati. Sclavi, da grande capitano, guidava la prima squadra, schierata sulla banchina. La Lazio, negli anni successivi, si ricordo’ sempre di quell’impresa: rammento che a casa, negli anni Settanta, arrivava sempre, a settembre, un abbonamento per le partite all’Olimpico della prima squadra. Lenzini, un giorno, dono’ a quelli che erano stati i pulcini di Vienna anche una medaglia commemorativa della gara giocata contro il Wacker’.
Una storia d’amicizia – ‘Papa’ mi diceva che Vettraino, che all’epoca era alto solo centotrentaquattro centimetri, era uno dei giocatori più talentuosi di quella squadra. Con lui – ma anche con altri compagni – papà Otello rimase in contatto. Se seguiva il calcio una volta smesso di giocare? Aveva una passione per il Torino: dopo la guerra, quando lui si sposto’ sui campi di provincia per continuare a giocare a calcio, il Toro era il Toro, piegato solo dallo schianto di Superga. La Lazio, tornato a Roma, continuo’ a seguirla. Ma i palpiti della scuola di Sturmer, delle gare dei pulcini e di quel viaggio indimenticabile a Vienna, vanto dell’Italia sportiva, erano ormai sfumati’.

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