di Giorgio Bicocchi
Budoni Tassotti Citterio Perrone Pighin Zucchini Garlaschelli Manzoni D’Amico Cenci Viola. Con Ferretti che subentrò nella ripresa, con Avagliano e Todesco, in panchina, seduti accanto a Giancarlo Morrone, vista la squalifica di Bob Lovati. Non e’ una formazione che vinse un derby, una partita contro la Juve, il Milan o l’Inter. Tantomeno una gara di Coppa.
E’, più semplicemente, la Lazio che, esattamente trentaquattro anni fa, in un pomeriggio soleggiato, davanti ad oltre quarantamila spettatori, batte’ il Catanzaro, sette giorni dopo gli arresti, a Pescara, di Cacciatori, Wilson, Manfredonia e Giordano.
Una settimana in prima pagina, anzi in cronaca nera. La disperazione di Lenzini, che reclamo’ l’innocenza dei suoi ragazzi, e il carattere di un gruppo improvvisato, plasmato in poche ore da Bob e dal ‘Gaucho’ . Era l’inizio del ciclone del primo calcio-scommesse: che interesso’ tutta la serie A e che fini’ per punire solo la Lazio e il Milan. Gli altri clubs si tirarono in fretta fuori dai guai, non la Lazio perché Lenzini, credendo ciecamente nella buona fede di mezza squadra, scelse di andare incontro al destino avverso, senza dribblarlo con l’acume.
Quella vittoria – due a zero, con prodezza di D’Amico e autorete del giallorosso Groppi – fu resa vana, la successiva estate, da un processo sportivo durissimo, incardinato dall’allora procuratore federale De Biasi, che scaravento’, per lo stucchevole istituto della responsabilità oggettiva, la Lazio in cadetteria. Di quel pomeriggio restano in mente il coraggio di quei ragazzi, il loro senso di appartenenza. La freddezza di Budoni, le folate di Citterio, la calma olimpica del libero Perrone, il dinamismo di Manzoni, gli estri e la classe di Viola e D’Amico, l’esperienza di Garlaschelli, privato senza colpe del partner prediletto Giordano.
Resta negli orecchi, soprattutto, quell’incoraggiamento continuo, quel ‘Lazio, Lazio’ , urlato per tutta la gara da un pubblico appassionato. Fini’ malamente, come e’ noto, quella stagione infame ma Lazio-Catanzaro, arbitrata da D’Elia – un arbitro che mai ci porto’ male – vinta due a zero in un Olimpico pieno di passione, con una squadra composta da molti ragazzi, resta comunque, ancora oggi, a tanti anni di distanza, una romantica pagina di Lazialita’.