di Giorgio Bicocchi
Ci sono storie, nella vita e nello sport, che avrebbero potuto prendere pieghe diverse se solo fossero state assistite dalla buona sorte. Prendete il caso di Luigi Vettraino: classe 1920, laziale a diciotto carati, ala funambolica, classe per se’ e per gli altri. I fratelli Longhi, suoi compagni di quel periodo, amavano ripetere: ‘nel nostro gruppo era quello forse con maggiore talento’.
Si perché Vettraino, fisico non certo da corazziere, accarezzava la palla come solo i campioni sanno fare, coniugando classe e velocità. Un grandissimo repertorio che, come vedremo, gli amanti della Lazio di quel periodo – eravamo prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale – applaudirono soltanto per pochi anni.
Vettraino fece parte della formidabile formazione dei ‘pulcini’ che, nel giugno del ’33, all’interno del Prater di Vienna, antipasto della partita internazionale tra Austria e Belgio, sfido’ i grandi omologhi del Wacker. Aveva tredici anni, allora, Vettraino. Pareva destinato ad una carriera folgorante, al pari di molti compagni di quella leva fortunata: con lui il portiere Giubilo e il difensore Ferri, che colleziono’ un esordio in prima squadra a Testaccio, inaridendo Amadei, pensate un po’.
E pure Luigi al derby si lego’ romanticamente, debuttando in una stracittadina del ’39, a neppure 19 anni compiuti. Le foto che lo ritraggono sono state donate al Centro Studi dal figlio Marco, al quale vanno i nostri sentiti ringraziamenti. Erano gli anni in cui i ragazzi della Lazio si allenavano, dopo i grandi, alla Rondinella. Salendo, dopo essersi cambiati, sui sedili dell’Alfa Romeo di Ezio Sclavi, per loro una sorta di fratello maggiore. E proprio una foto che proponiamo ritrae Vettraino, seduto a terra, sotto la sagoma protettiva del grande portiere Laziale degli anni Trenta. Erano le stagioni in cui il Generale Vaccaro e Piola avevano tracciato i concetti cari della Lazialita’. Senso di appartenenza, coraggio, una maglia celeste da onorare.
Primo gol in serie A segnato contro il Livorno, nel ’38. L’anno prima quella Lazio avrebbe potuto vincere il primo scudetto e la Coppa Europa. Nonostante allineasse Piola e una squadra di prim’ordine, però, non entro’ nella storia, accontentandosi di trionfi parziali. Impossibile, seppure giovanissimo, tenere Vettraino ai margini della prima squadra. E così Luigi divenne, coi fatti – ovvero prestazioni sempre sopra le righe – uno dei partner offensivi prediletti di Silvio Piola. Uno rapido, sgusciante, l’altro fromboliere micidiale. Proprio nel momento in cui stava per raccogliere fama e vetrina, una brutta infezione gli tarpo’ le ali. La ripresa fu lenta, Vettraino perse, suo malgrado, il tram che lo poteva condurre tra i grandi della nostra storia. Torno’ a giocare in squadre minori, dopo la guarigione. La Lazio nel cuore: un amore viscerale che, negli anni Sessanta, lo riciclo’ dirigente delle squadre giovanili. E, a ogni ragazzo che indossava la nostra casacca, Luigi cercava di infondere la sua stessa passione. ‘Anche negli ultimi anni, quando vedeva la Lazio in televisione, papa’ aveva un fremito’ , ha raccontato il figlio Marco, riannodando una bella storia di sentimenti.
Vettraino e la Lazio: giusto che i più giovani apprendano i risvolti di un piccolo romanzo. Condito da talento, gol, applausi e sogni purtroppo sfioriti.