di Giorgio Bicocchi
La terza edizione della traversata a nuoto di Parigi – manifestazione per uomini duri inaugurata due anni prima – si snodò dal Ponte Nazionale fino al ponte di Auteil. Il percorso, sfidando le correnti della Senna? Ammontava ad undici chilometri e seicento metri.
Fu – come riporta lo stralcio del giornale dell’epoca a corredo di questa ricostruzione– un colossale successo di pubblico. La gente si assiepò sui ponti e sul greto del fiume, pedalando in bici per tutta la durata della manifestazione – organizzata dal giornale “L’auto” – o seduta all’interno di autovetture dell’epoca.
E’ una ricostruzione importante – quella che il Centro Studi oggi rievoca – perché testimonia della fama e del valore raggiunti, anche oltre le Alpi, da molti atleti della Lazio. Ideale sportivo che aveva già festeggiato i sette anni di vita e che, in svariate discipline, stava lievitando a vista d’occhio, allineando prospetti agonistici mica da sottacere. Vincenzo Altieri – l’ultimo a destra, contrassegnato dal numero 3, nella foto presente sul giornale che alleghiamo – era uno di questi. In quella gara, che prese il via alle 8 del mattino a fronte di una temperatura dell’acqua pari a quasi diciotto gradi, potenza della mite estate parigina, Altieri arrivò al quarto posto, coprendo la distanza in 2 ore, 35 minuti e 25 secondi, piombando sotto al traguardo distanziato di diciassette primi dal vincitore, l’inglese Billington.
Erano le stagioni in cui il nome “Lazio” – a Villa Borghese, nel football, tra le onde del Tevere, nella piscina delle acque Albule di Tivoli – era custode di storie belle e affascinanti. Altieri scelse Parigi per esportarlo, entrando, con pieno diritto, pur avendo solo sfiorato il podio, nel romanzo della traversata a nuoto di Parigi. Ripristinata, a puro titolo di cronaca, nel 2012, dopo essere stata interrotta prima della Seconda Guerra Mondiale.