di Giorgio Bicocchi
Ventuno reti segnate da Long John, altre dodici griffate da Peppiniello Massa. Che, come Giorgione, proveniva dall’Internapoli, autentica fucina di talenti alla metà degli anni Sessanta, rimpianto per il Napoli che mai riuscì a intrattenere rapporti duraturi con l’altro club della città.
Lenzini, invece, instaurò un canale privilegiato: nel ’66, dall’Internapoli, portò alla Lazio Massa. Seguito poco dopo dal tandem Chinaglia-Wilson, l’asse del primo scudetto della storia, in pratica.
Nel campionato 1971-72, quello della risalita, la Lazio arrivò seconda in classifica alle spalle della sorprendente Ternana, realizzando il record di gol – 49 in 38 partite – registrando pure una difesa mica tanto perforabile, complice anche le parate del bravo Bandoni. Fu in attacco, però, che, complice la potenza di Long John e la classe del funambolo Massa, la squadra cancellò ampie zone d’ombra. Raramente, in quella stagione sofferta, la Lazio sciorinò infatti calcio convincente, dando frequentemente la stura a feroci contestazioni nei confronti di Maestrelli. La passione verso Lorenzo, infatti, portò molti tifosi a chiedere più volte al tecnico di dimettersi, soprattutto quando – da metà gennaio a metà marzo, a cavallo tra la fine del girone di andata e l’inizio di quello di ritorno – la Lazio incappò in una sequenza di partite senza vittorie. Un autentico oltraggio per la squadra che, alla vigilia del torneo cadetto, doveva monopolizzare o quasi il campionato.
Ventuno gol Chinaglia (che, il 21 giugno, avrebbe festeggiato, complice quella marea di gol, l’esordio in azzurro a Sofia, contro la Bulgaria), dodici Massa (ritratti nella foto a corredo con, in mezzo, l’altro Laziale dell’epoca, Facchin). Una premiata ditta, semplificando, che trascinò la squadra la promozione. Segnavano assieme o alternativamente, Long John e Peppiniello. Come in due decisive vittorie in trasferta, a Sorrento e Livorno, decise appunto da loro prodezze. In casa, all’Olimpico, spesso e volentieri i due attaccanti si trovavano ad occhi chiusi, divertendo, segnando, donando alla Lazio punti-chiave: come, ad esempio, contro il Monza, il Genoa e il Foggia, alla terz’ultima giornata.
Alla fine della sua prodigiosa carriera, re del gol in Italia e negli Usa, Long John ha spesso confessato che il suo partner prediletto, in attacco, fu Giampiero Ghio. Numeri alla mano, considerando anche il supporto fornito nella vittoriosa Coppa delle Alpi del ’71 e nelle sei complessive stagioni con la nostra maglia (dal ’66 al ’72), anche Peppiniello Massa va certamente annoverato tra gli attaccanti dotati di maggiore classe e prolificità. Come la stagione del riscatto – quella che ricondusse la Lazio in A nell’estate del ’72 – dimostra.