di Luca Cirimbilla
Compie 55 anni Delio Rossi, uno degli allenatori che ha dimostrato grande amore per la Lazio e per il suo popolo. Delio Rossi, per i laziali, è quel tuffo nel Fontanone del Gianicolo dopo la vittoria nel derby. Delio Rossi è quel giro di campo, compiuto da solo, rivestito dai nostri colori sociali, al termine della finale di Coppa Italia vinta contro la Sampdoria nel 2009.
In quel suo sguardo, emozionato e perso, c’era tutto il suo legame con i tifosi, ancor più che con la società, della Lazio. Emozionato, per aver conquistato l’importante trofeo ai rigori. Perso, perché lui a Roma ci sarebbe voluto rimanere ancora per molti anni, forse per sempre, e invece di lì a poco fu costretto a non sapere “di che morte morire” nella storia della Lazio. Venne infatti sostituito da Davide Ballardini che, oltre alla Supercoppa Italiana vinta a Pechino, lasciò tutt’altro che ricordi positivi.
Davvero una separazione ingiusta, almeno nelle modalità, per chi ha dimostrato grande attaccamento alla nostra amata e alla storia che rappresenta. Protagonista prima, ma soprattutto dopo, di quel derby giocato il 10 dicembre 2006 fu proprio Delio Rossi che mise in campo una squadra tecnicamente inferiore alla Roma, arrivata a fine campionato alle spalle dell’Inter campione d’Italia, ma organizzata perfettamente. Alla vigilia di quel campionato la sua Lazio venne penalizzata di undici punti, poi ridotti a tre, inflitti dagli organi della giustizia sportiva. Da quella sera, con la vittoria ai danni della Roma di Spalletti, partì la scalata che fruttò al termine della stagione il terzo posto e l’accesso alla Champions’ League (dopo la vittoria nei preliminari sulla Dinamo Bucarest).
Fu la stracittadina di Ledesma con la sua sventola da oltre trenta metri che si insaccò all’incrocio dei pali; di Oddo che trasformò il rigore per correre sotto la Curva Nord; di Mutarelli che buttò dentro il pallone sbattuto sulla traversa da traversa di Mauri: anche loro, insieme, di corsa sotto la Nord ad abbracciare i propri tifosi.
Passò alla storia come il derby del tuffo, quello compiuto dopo la gara nel Fontanone del Gianicolo: un tuffo con cui Delio Rossi entrò nel cuore di ogni laziale.
La prova di questo legame importante tra l’allenatore nato a Rimini e la Lazio si è avuta con la sua presenza al magnifico evento svolto all’Olimpico lo scorso 12 maggio. Nella serata “Di padre in figlio”, per celebrare i 40 anni dal primo scudetto, c’erano i personaggi più importanti della storia recente della Lazio . C’era anche Delio Rossi con la sua immancabile gomma da masticare. Si trovava a suo agio, da vero Laziale che si riunisce alla sua famiglia salutata amaramente in quella notte del 2009. La Lazio alzò al cielo la Coppa Italia nella finale unica giocata all’Olimpico battendo la Sampdoria, dopo aver eliminato squadre come Milan e Juventus.
Sapeva che quel giro di campo a fine partita, fatto da solo, era il modo sbagliato per salutare Roma e i laziali. Ma tanto, a sancire l’eterno legame, ha provveduto quel famoso tuffo.