di Giorgio Bicocchi
Tredici anni complessivi di Lazio: come dire un Totem, una icona se non altro perché Aldo Puccinelli – di cui ricorre oggi il diciannovesimo anniversario della morte – vanta tutt’ora il maggior numero di presenze in campionato (ben 339) dell’intera storia Laziale. Un fedelissimo, considerando che, allora, le partite di Coppa erano rarissime e il campionato non era certo composto da trentotto, lunghissime giornate, Non solo, Aldo è tutt’ora al sesto posto nella speciale classifica dei bomber Laziali di tutti i tempi.
E’ stato capitano, personaggio carismatico dello spogliatoio. Ala guizzante, dal tiro letale. La statura minuta, nemmeno un metro e sessanta? Alla fine si rivelo’ il suo grande segreto. Il legame con Piola. Il ritorno nella natia Toscana, seguendo, col cuore in mano, l’evolversi di una guerra ingiusta. Poi il ritorno alla Lazio e la consacrazione. Stagioni bellissime, segnate da gol, prodezze. Il rapporto con Zenobi, l’amicizia cementata con i Sentimenti. Duetto’, in ordine sparso, con Piola, Flamini, Antonazzi, Remondini, Malacarne. Alzani, Furiassi, Fuin, Vivolo, Burini. Ogni allenatore disegnava la propria formazione, schierando prima lui e poi gli altri dieci. Un protagonista della Rondinella, dello Stadio Nazionale prima e del nuovissimo Olimpico, poi: insomma, un laziale a diciotto carati. Il controverso rapporto con la Nazionale, le prodezze decisive nelle gare contro la Roma: gioco’ ben diciannove stracittadine, un primatista del derby. Una storia bella, coraggiosa, vissuta negli anni del boom economico, in cui Roma assisteva alla nascita della Tv di Stato e al varo del primo tratto della metropolitana, che collegava l’Eur alla Stazione Termini. Protagonista di una Lazio – quella dei primi anni Cinquanta – costantemente ed orgogliosamente al mozzo delle tre grandi del Nord.