di Giorgio Bicocchi
Dal 14 aprile del ’74 al 30 aprile del 2000. Sempre il Verona ad incidere, ad orientare il cammino verso i due scudetti della nostra storia. Nel ’74 gialloblù sconfitti all’Olimpico quattro a due. E’ la partita di quella stagione che ha forse ottenuto il maggior numero di approfondimenti. Una gara mitologica: sotto uno a due alla fine del primo tempo, i giocatori della Lazio non rientrarono negli spogliatoi finendo per vivere l’intervallo al centro del campo, aspettando a braccia conserte il fischio di inizio della ripresa.
Un episodio – uno dei tanti – che ha consegnato quel gruppo di pazzi alla leggenda. Sapete come fini’ quella gara: nella ripresa la Lazio divoro’ letteralmente il Verona, rimontato e sconfitto quattro a due, Garlaschelli, Chinaglia e Nanni, più degli altri, alfieri di quel trionfo. Una settimana più tardi il pari a San Siro col Milan e un’altra fetta di scudetto cucita sul petto.
Il Verona nella nostra storia, almeno in quella romantica che porto’ ai due tricolori. Passano ventisei anni, la primavera e’ gia’ sbocciata, la Lazio, a tre giornate dalla fine del campionato, insegue la Juve a cinque punti, assaporando un’altra beffa per via di un nugolo di pesantissimi errori arbitrali commessi ai propri danni. Cinquantamila tifosi si danno appuntamento all’Olimpico per Lazio-Venezia: la nostra squadra segna, controlla, subisce, va ancora a bersaglio. Finirà per vincere tre a due, timbrando sessantasei punti in classifica. E ancora il Verona, però, ad incidere, ad orientare un autentico miracolo agonistico. L’attaccante Cammarata – uno che aveva giocato nella Juve senza lasciare traccia – rifila infatti una doppietta alla capolista. Ancelotti fiuta il pericolo, Lazio a meno due, torneo riaperto e capovolto, come ben sapete. Era l’ultimo giorno di aprile del 2000, faceva già caldo e all’Olimpico la nostra gente comincio’ nuovamente a sperare.
Due domeniche di aprile legate – a ventisei anni di distanza – da uno stesso cordone ombelicale. La Lazio che gioca per il titolo, il Verona che, anche in modo indiretto, corrobora i nostri sogni. Si, ci sono stati amici gialloblù che, in cima all’Arena, hanno strizzato l’occhio all’Aquila.