di Giorgio Bicocchi
Riavvolgete la memoria, tornate indietro di quindici anni. Il repertorio di Juan Sebastian Veron? Si annidava nel gol segnato direttamente su calcio d’angolo, sotto la Tevere, contro il Verona. Nell’assist al bacio, con un lancio di quaranta metri, per Crespo, nel 4 a 1 rifilato, da Campioni, alla Juve. Nella punizione sotto la Sud nel derby del marzo del 2000, tre giorni dopo aver violato Stamford Bridge, in Champions.
Nel rigore calciato con scioltezza contro la Reggina, aspettando il titolo e il diluvio divino del Curi. Nell’assist a Simeone, stadio delle Alpi di Torino, per la zuccata del Cholo ai danni di Van der Saar e della Juve-battistrada, col conseguente meno tre agitato con le mani da Diego sotto lo spicchio di nostri tifosi.
Non sappiamo se oggi, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, Juan Sebastian, calsse ’75, sia seduto sulla plancia di comando dell’Estudiantes, a Mar der Plata, la sua casa e il club che, anche oggi – da Presidente – sente sempre nel cuore. Oppure in Europa, in una parte del vecchio continente che, da giocatore estroso, ricco di lampi e di intuizioni, gli ha regalato soldi, benessere e vetrina. Veron, in sostanza, ha giocato nei clubs piu blasonati: Samp, Parma (allora fortissimo), Lazio, United, Chelsea, Inter. Da noi ha lasciato una parte di cuore: due annate, dal ’99 al 2001 contraddistinte da vittorie e Coppe in serie. Qualche Laziale, peraltro, era solito contestarlo per alcune delle sue esibizioni, addebitandogli talvolta prestazioni sbiadite. Incontentabili, spesso ingrati: il dna del tifoso è questo. Un simile trattamento (per anni, ahinoi…) lo subì pure Favalli, destinato a diventare, con oltre 400 presenze, il giocatore della Lazio più fedele della storia.
Una bella famiglia alle spalle, poco incline alle luci della ribalta nonostante continue attenzioni dei media. Puntualmente sfuggite, peraltro. I duelli con Sinisa a Formello, per chi tirasse la punizione più imparabile per Marchegiani, Ballotta o Peruzzi. Le liti e gli abbracci col Mancio, il suo mentore, che puntualmente lo rivolle a Milano, non appena Juan Sebastian diede le spalle al Regno Unito.
Appena ha potuto Veron si è ripresentato all’Olimpico: l’ultima volta nel dicembre 2012, nella notte in cui Klose, su assist stratosferico di Mauri, bucò Handanovic e l’Inter. All’uscita abbracci, selfie, foto, autografi. Nessuno, in fondo, riuscirà ad annacquare il ricordo della “brujita”, legato ad anni di Lazio zeppe di campioni e di successi. Di pomeriggi e notti emozionanti.
Auguri, Juan Sebastian per i tuoi primi quarant’anni.