di Giorgio Bicocchi
Si, Bob è sempre con noi. Due anni – oggi – dalla sua scomparsa, addio all’amico di tutti. Perché Bob, nella Lazio, è stato portiere, capitano, allenatore, dirigente, osservatore. Confidente, psicologo, ambasciatore Laziale nel mondo. Loden e giacca blu, pantaloni chiari: splendido per eleganza e stile. Uno di quelli che saresti stato ad ascoltare per ore: la Lazio era la sua vita.
Tanto da restarci vicino per oltre cinquant’anni. Amando i nostri colori e la città di Roma: come se ci fosse nato per davvero. Bob Lovati, ovvero una di quelle figure che mai avrebbero dovuto essere oltraggiate dalla morte, dal suo volo lugubre, lo stesso che, due anni fa, di notte, se lo porto’ via nel sonno. Una leggenda della Lazio: lo cercavi con lo sguardo, fuori lo stadio o all’interno dell’Olimpico, e lo trovavi puntualmente presente.
Eroe del primo trofeo della storia, la Coppa Italia del ’58. Amico prezioso di Tommaso, “secondo” nella Lazio piu’ sgangherata, romantica e vincente, quella che vinse uno scudetto contro tutto e tutti. E poi consigli elargiti a tutti: ai giocatori che alleno’, ai presidenti che lo spedivano sulle tracce di qualche talento eventualmente da acquistare. E quelle relazioni scritte nella vecchia sede di via Col di Lana da Angelo Tonello, su esclusiva dettatura di Bob, allergico all’allora macchina da scrivere. La casa di via Nemea, un archivio di vittorie, foto e ricordi struggenti. Al figlio Stefano, ortopedico di fama, l’onere di perpetuarne il ricordo. Che mai, nel cuore ogni laziale che si rispetti, verrà pero’ mai meno. Perché Bob, al pari di Tommaso e Long John, è Totem senza macchia, da portare orgogliosamente in tasca. Una leggenda da coltivare per chi non lo ha conosciuto. Una delle icone di quella passione sconfinata chiamata Lazio.