di Giorgio Bicocchi
Il Toro – il grande Toro che aveva ancora lo scudetto sul petto – arrivo’ a Tor di Quinto in divisa sociale. Il giorno successivo, il primo maggio del ’77, i granata avrebbero pareggiato all’Olimpico contro la Lazio, rinunciando cosi’ al clamoroso bis tricolore: 50 punti, quell’anno, non bastarono per vincere ancora il titolo. Il Toro era capitanato dal mitico Presidente Orfeo Pianelli.
Un gesto di estrema cortesia dei granata, ampiamente apprezzato dalla Lazio e da Umberto Lenzini.
Trenta aprile di trentasei anni fa, Tor di Quinto che brulicava di persone. La Lazio inauguro’ il busto che ritraeva la sagoma di Tommaso Maestrelli, scomparso cinque mesi prima, intitolando anche il campo di Tor di Quinto all’allenatore del primo scudetto. C’erano la signora Lina, i gemelli Massimo e Maurizio, le figlie Tiziana e Patrizia. Un piccolissimo Francesco Fonte (arrivato, anni piu’ avanti, in prima squadra: un pomeriggio Juan Carlos Lorenzo decise, in un Lazio-Napoli, di fargli marcare Maradona) tolse il velo al busto che ritraeva Tommaso, facendo scendere, sul prato di Tor di Quinto, un velo di grande tristezza.
Doveroso oggi, a tanti anni di distanza, estrapolare dall’album dei ricordi le istantanee di quel pomeriggio. La Lazio è emigrata da anni a Formello, Tor di Quinto ospita oggi il Comando dei Carabinieri ma il busto di Tommaso – con lo sguardo che si volge verso il terreno di gioco, teatro degli allenamenti della piu’ romantica Lazio della storia – è eredità intramontabile.