di Giorgio Bicocchi
Da sinistra a destra: Virno, Ceccarini, Gionta, Gambino, Pucci e Peretti. E’ una foto storica quella che il Centro Studi, oggi, propone. Raffigura un segmento consistente della Lazio Pallanuoto che, nel 1956, vinse il primo ed unico scudetto della sua storia. L’istantanea venne scattata all’interno della Casina delle Rose nell’ottobre di quell’anno: fu Costantino Tessarolo ad indire, al pari di altri soci del Sodalizio, il banchetto di gala.
A cui, ovviamente, parteciparono tutti e nove i componenti di quella fantastica avventura, Renzo Nostini, il Presidente della Lazio Nuoto di allora, tecnici, dirigenti, massaggiatori e medici.
Virno, dopo una bella carriera in vasca, divenne un primario di fama, mai smarrendo il suo legame di sangue con la Lazio Nuoto, di cui ancora oggi è Vice Presidente onorario. Lucio Ceccarini, bronzo ai Giochi Olimpici di Helsinki del ’52, era una delle colonne, a livello di fosforo e polmoni di quel gruppo. Salvatore Gionta è una delle icone della Lazialità, un mito senza tempo, uno degli olimpionici di Roma ’60. Raffaello Gambino – che fu portiere della Nazionale – in quella stagione giocò da difensore perché, ad abbassare la saracinesca sulla linea fatale, fu Antonelli, il numero veneziano amante della pallanuoto e delle donne fascinose. Paolo Pucci, che, dopo aver lasciato l’attività, aprì una farmacia nella Tuscia, era il terminale offensivo prediletto di quella squadra. Dotato di una forza straripante nelle braccia, segnò reti a raffica, oggettivo uomo in più. Peretti, uno dei jolly del gruppo, sarebbe stato destinato ad una folgorante carriere negli Stati Uniti da capitano d’industria.
Una bella foto, con sei ragazzi sorridenti, soprattutto vincenti. Seduti ad uno dei tavoli della Casina delle Rose, all’interno di Villa Borghese, all’epoca ritrovo della Roma della bella vita e del jet-set. Con uno scudetto appena vinto da festeggiare (g.bic.)