Andiamo a Tor di Quinto
Con questa piccola formula magica i papà di una generazione ormai passata schiudevano le porte della magia della Lazio ai loro bambini. Ed era diverso dal sentirsi dire “andiamo allo stadio”, a Tor di Quinto il contatto era più diretto, più intimo.
I giocatori li vedevi arrivare in auto, in borghese. Li vedevi corricchiare in lunghi giri di campo e rispondere perlopiù timidamente ai saluti dei tifosi. E poi, in cerchio, ascoltare il mister. E poi sudare coi palloni medicinali. Gli addominali. Le ripetute. E poi la partitella… Andavamo a Tor di Quinto, non ancora “Maestrelli”.Il Tor di Quinto diventò – doverosamente – “Maestrelli” il 30 aprile 1977, per il miracolo che Tommaso seppe creare proprio su quel campo.
“Andiamo a Tor di Quinto”. Stavolta è il 3 dicembre 2010.Il Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento, in collaborazione con la Presidenza Generale della S.S.Lazio e grazie all’indispensabile e squisita disponibilità del Comando delle Unità Mobili e Speciali Carabinieri “Palidoro” ed in particolare nelle persone del Colonnello Pelliccia, del Tenente Del Balzo e del Maresciallo Zago, si reca al centro sportivo “Maestrelli” per un sentito e doveroso omaggio a Tommaso Maestrelli, in occasione del 34° anniversario della sua prematura scomparsa.Alla celebrazione è prevista la presenza di Massimo e Maurizio Maestrelli, di un drappello di “reduci” del 1974 (Bob Lovati, Felice Pulici, Giancarlo Oddi, Giuseppe Wilson, Michele Sulfaro, Franco Tripodi, il massaggiatore Armando Esposito detto “pisello” – gustosissimo il suo aneddoto sulle medaglie d’oro consegnate dal Bologna ai Campioni D’Italia nell’ultima partita del campionato 1973/’74 – , il nostro Angelo Tonello, socio co-fondatore del Centro Studi) e di qualche Laziale DOC (tra questi Suor Paola coi suoi ragazzi della So.Spe. ed Enrico Montesano) che ebbe modo di vivere lo sportivo ma soprattutto l’uomo. Inscindibili nel Maestro questi due aspetti.
Ci si raduna alla spicciolata tra abbracci e saluti calorosi. Inevitabilmente tutti commentano, anche solo con un sorriso, l’affacciarsi, dapprima timido e poi definitivo, del sole rispetto al temporale di inizio mattinata: fin troppo scontato pensare ad un Suo piccolo segno di benvenuto. Ci si avvia verso il busto in un silenzio sereno e deferente, solo lo scalpiccìo dei passi sull’asfalto bagnato; con piacere notiamo come il busto sia conservato in buone condizioni, velato solamente dalla “giusta” patina del tempo. E’ il momento del ricordo da parte del Presidente Antonio Buccioni, sentito e carico di riconoscenza ed affetto.
Si racconta dello sportivo ma soprattutto dell’uomo e dell’immenso vuoto che, nella Famiglia Maestrelli in primis, ma anche nella Gente Laziale, è stato lasciato dal grande Tommaso. Prende la parola Suor Paola per una preghiera, preludio alla deposizione di un mazzo di fiori.
La commozione lascia il campo ai ricordi e Suor Paola racconta di come Maestrelli mise a disposizione dei suoi “ragazzi” dell’epoca campo, materiali e soprattutto tempo; a differenza di altre società romane che si eclissarono di fronte alle sue richieste di sostegno. Aneddoti e ricordi si accavallano e distendono i visi. Enrico Montesano allieta tutti con la sua rinomata simpatia. Scherza con i “gemelli”, quei ragazzi ormai cresciuti che però nell’immaginario di tutti restano due Gianburrasca in tuta che scorrazzano sul campo. Illustra a “colpi di indice” la mappa dell’impianto dell’epoca: “…e lì c’era la sora Gina che stendeva le maglie lavate”, …grande Laziale il nostro Enrico. Il commiato è assaporato da tutti lentamente, con ripetuti saluti, come se nessuno volesse porre termine a quel momento. Un ricordo misurato e sobrio, “come quelli che piacciono tanto a noi”, mutuando le parole del Presidente Generale Buccioni, con l’auspicio di coltivare ed ampliare la collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, “al fine di garantire la migliore custodia delle nostre gloriose tradizioni”.
La giornata in realtà non termina qui, ma prosegue nei mesi a venire, con due appendici di segno diametralmente opposto. Una, estremamente allegra e piacevole, è costituita dalla visita di Felice Pulici presso la sede del Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento: prima di ogni preambolo e discorso, istrionico come sempre, Felice fa omaggio di un video appositamente preparato per lui dalla RAI. Si tratta di uno spettacolare servizio filmato sul famoso derby vinto il 28 novembre 1976 (“la più bella partita della mia vita”), che viene magistralmente commentato in relazione alla scomparsa di Maestrelli, traendo spunto dalla dedica della quale Felice, a fine gara, omaggiò il Maestro. Pulici è particolarmente orgoglioso di quel video, che porta sempre con sé per mostrarlo in ogni occasione, soprattutto nelle scuole, quale testimonianza dell’uomo Maestrelli e dello spirito che accompagnò lui stesso in quella sentita dedica. L’altra appendice, ennesima anche se triste occasione dove la Lazialità ha avuto modo di proporsi in tutto il suo vigore, è la scomparsa di Bob Lovati, che quel 3 dicembre 2010 fece la sua ultima apparizione in pubblico. Le immagini del suo incamminarsi verso l’uscita del “Maestrelli” appaiono oggi particolarmente struggenti se si pensa a quanto sarebbe di lì a qualche mese. Maestrelli e Lovati. Il Maestro ed Il Bob. Due tra le mille storie, tra le mille vite dedicate ai colori laziali, che decuplicano, centuplicano, i 111 anni della nostra Storia.