di Giorgio Bicocchi
La prima pagina del settimanale “Nuovo Sport” – giornale che aveva la propria sede a Roma, in Corso Umberto – sventola il mistero dell’eventuale morte di Silvio Piola, ritratto, guarda caso, in una fiammeggiante casacca della Lazio. E’ l’istantanea che alleghiamo a questo breve (e curioso) pezzo: che non rievoca però (come fatto spesso dal Centro Studi) un evento certo ed inoppugnabile, rappresentando invece una diceria dell’epoca.
Fine gennaio del 1945, riferisce la copertina del giornale: i mesi, ovvero, in cui l’Italia era semplicemente spaccata in due, con le truppe del generale americano Clark pronte a sferrare, contro nazisti e fascisti, l’ultimo attacco. Settimane in cui anche i bisbigli venivano spacciati per notizie (semi) certe. Come, appunto, quella della asserita morte di Silvio Piola, colpito da un bombardamento alleato a Milano. L’articolo riferisce che una persona avrebbe ascoltato da un altro sopravvissuto il racconto della fine di Piola. Che, allora, portentoso campione nato nel 1913, portava con baldanza i suoi trentadue anni, bomber prediletto della Lazio del Presidente Gualdi, compagno di Flacco Flamini, Monza, Ferri e Puccinelli. L’articolo – oltre a riferire il mistero che aleggiava sulla fine di Piola – riporta anche le anticipazione fornite, nel corso di una seduta spiritica, da un medium, secondo il quale il bisbiglio della morte di Silvio era una voce infondata e che il centravanti era, invece, vivo e vegeto.
Piola, come è noto, sopravvisse alla guerra: quel titolo, insomma, del settimanale “Nuovo Sport” era destinato a riportare una voce inesatta. Avrebbe continuato a segnare in serie A fino al ‘54– purtroppo non nella Lazio – Silvio, ancora decisivo anche in Nazionale (vestì la maglia azzurra fino a quasi trentanove anni). Si dice che le notizie infondate di un eventuale trapasso allunghino la vita: fu così anche per Piola che, da quel remoto gennaio del ’45, visse per altri cinquantuno anni.