di Giorgio Bicocchi
Fausto Inselvini aveva giocato due mesi di fila solo perché Re Cecconi aveva subito un infortunio traumatico. Per il resto, quella Lazio di giganti del ’74 ando’ quasi sempre in campo, ogni domenica, dal 7 ottobre al 12 maggio, con la stessa formazione. Recitata a memoria, ancora oggi, da tutti i laziali, autentica compagna di vita.
Luigi Trippanera era il massaggiatore per eccellenza della Lazio. Arrivato alla fine degli anni Sessanta resto’ a Tor di Quinto fino al ’77. Salvo poi tornare – spinto dai palpiti del cuore – nel biennio in serie A della presidenza-Chinaglia. A Long John, sbarcato a Fiumicino da New York nel giugno dell’83, gli basto’ una telefonata per convincerlo a tornare in trincea. Già, perché Trippanera riconosceva anche bendato le fasce muscolari di ogni componente della rosa bianceleste. Sapendo intuire, da vero mago, possibili contratture, elongazioni, fastidi. Massaggiando a fondo, prevenendo cosi’ stop forzati. Insomma, un cultore della salvaguardia dei muscoli, tanto che anche la Nazionale, al momento della composizione dello staff da inviare ai Mondiali tedeschi del ’74, si interesso’ ai suoi metodi.
Uomo di grande umanità (prima di entrare nel mondo del calcio si occupava dei bambini poliomielitici ricoverati negli ospedali di Roma), Gigi Trippanera, nel corso degli anni, divenne una sorta di istituzione a Tor di Quinto, rimettendo in sesto le caviglia di Chinaglia o le costole di Petrelli. Simpatico come solo gli uomini con baffi spioventi sanno essere, Gigi fu una delle risorse segrete di quella Lazio romantica ma imbattibile. Ecco perché, quando poco meno di un anno fa, nel luglio del 2012, se ne ando’ a tutti i laziali che ne avevano apprezzato le doti professionali ed umane parve di essere piu’ soli.