Gianmarco era il Presidente di bella presenza, sempre in vetrina. Giorgio era il fratello piu’ vecchio, quello che non amava le luci della ribalta. Che studiava i conti, intuendo, se possibile, dove tagliare oltremodo i costi per prenotare i ricavi. Se la Lazio riassesto’ i bilanci consegnandosi senza debiti a Sergio Cragnotti, iniziando a sognare come mai aveva fatto nella sua storia, il merito va senza dubbio ascritto ai fratelli Calleri. E a Giorgio, in particolare, il vice-Presidente antidivo di quegli anni scivolosi ma intrisi di lazialità.
Oggi, ricorrendo il ventiduesimo anniversario della sua morte, il Centro Studi ha deciso di regalargli un piccolo, doveroso segno di attenzione. Perché senza Giorgio, probabilmente, senza la sua passione esplosiva, pure Gianmarco non avrebbe cavalcato quell’avventura. Coincisa con la stagione irripetibile del -9, il ritorno in serie A. Le redini della squadra affidate prima a Materazzi e poi a Zoff. Condita dagli ingaggi di Sosa, Gascoigne, Riedle, Doll. Nasceva, allora, la Lazio che stava imparando gradualmente a primeggiare. Giorgio Calleri se ne ando’ giovane, a cinquantotto anni. Senza di lui, i suoi consigli e la sua lungimiranza, pure Gianmarco, di li’ a poco, abdico’. Giusto, oggi, ricordare la figura di un dirigente forse poco reclamizzato ma, allora, preziosissimo, quasi decisivo nel riscatto Laziale dei primi anni Novanta. Alziamo la testa verso il cielo: ciao Giorgio!