di Giorgio Bicocchi
La dedica? Dice tutto. “A riconoscimento della generosa dedizione , instancabile impegno e straordinaria professionalità al servizio del baseball e softball e per i meravigliosi gesti che ne hanno scritto la storia”. E’ il segno di attenzione che compare nella targa che ha sancito, il 7 dicembre del 2005, l’ingresso (super meritato) di Giulio Glorioso nella Hall of Fame del baseball italiano. Glorioso, classe ’31, ottantaquattro anni compiuti lo scorso mese di gennaio, è stato non solo il più forte giocatore della Lazio Baseball – artefice dei due scudetti della sezione, una delle più longeve del nostro Sodalizio – ma pure il più completo giocatore italiano di tutti i tempi.
Battitore, re assoluto dei fuoricampo, stimmate da fuoriclasse elargite, sopra i “diamanti”, con disarmante disinvoltura. Ecco spiegato perché, allora, partì, a metà degli anni Cinquanta, per gli Stati Uniti, rispondendo entusiasticamente ad un clinic indetto dalla franchigia di Cleveland.
Glorioso è una delle tante (per fortuna) bandiere mai ammainate della Polisportiva. Un concentrato di saggezza, serietà, stile, eleganza. Un friulano che Roma ed i suoi tepori hanno solo parzialmente addolcito. La Hall of Fame è il tempio della notorietà: sintetizza la bravura e la capacità di incidere di un atleta nello sviluppo di una disciplina. Glorioso, per anni, ha incarnato l’essenza del baseball azzurro, lui, pluridecorato con la Lazio.
Doveroso rispolverare dai ricchissimi archivi del Centro Studi – per coloro che ignoravano il tutto – l’immagine della sua personalissima Hall of Fame. Quella che gli ha donato luce per sempre. E con lui, di riflesso, alla Lazio baseball.