di Giorgio Bicocchi
Provate a mutuare il romanzo di Uber Gradella con la Lazio ai giorni nostri. In un pallone super professionistico, dominato da procuratori, aspiranti tali, procacciatori, mercanti di pallone, non ci sarebbe un emulo che replicasse la sua storia romantica e unica, portiere senza paura.
Ecco perché oggi – nel giorno del suo novantatreesimo compleanno – e’ doveroso dedicare un pensiero affettuoso al nostro Decano, uno dei giocatori che, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, visse nove, intensissime stagioni con la maglia della Lazio addosso, divenuta, gradualmente, la sua seconda pelle.
Il giocatore più longevo della nostra Storia, Uber. Che, classe ’21 – quella che, con la retorica dell’epoca, veniva affrescata come la ‘classe di ferro’ – in due distinti segmenti temporali (dal ’40 al ’44 e dal ’45 al ’49) difese la porta di una Lazio in cui classe e temperamento non facevano difetto. Assieme a lui, in ordine sparso, c’erano Piola (il primo ad accoglierlo nello spogliatoio della Rondinella), Ramella, Monza, Flamini.
‘Bandiera’ , nell’accezione che maggiormente piace all’amante di calcio, Uber lo è stata. Mai ammainata, mai venuta meno. Mantovano di nascita, Laziale per militanza e fedeltà’: ecco chi è stato Gradella. Quando si ruppe un ginocchio – difendendo stoicamente il pareggio della Lazio a Bergamo – la Lazio, dopo nove anni in cui Uber era diventato coi fatti portiere-fedeltà, gli concesse la lista gratuita, avendo già ingaggiato ‘Cochi’ Sentimenti. Uber, però, distolse subito dalla testa l’idea di accasarsi altrove, tradendo la causa, il club che gli aveva dato notorietà, fama, successo, vetrina.
Vero, aveva figli piccoli, Uber, Roma era diventata la sua città adottiva e – a quei tempi la carriera di un atleta era decisamente meno longeva delle attuali – il progetto di una attività commerciale (rigorosamente abbinata allo sport) aveva cominciato a farsi largo.
Resta, però, nei vecchi appassionati di Lazio, la sua eredità sportiva: Uber, dopo nove anni di parate, oltre centocinquanta presenze, amico di Silvio e ‘Flacco’ , presenza discreta ma autoritaria dello spogliatoio, disse basta, preferendo smettere di giocare piuttosto che vestire un’altra casacca.
Una dimostrazione unica ed irripetibile di attaccamento ai colori. La stessa rappresentata da Uber nei decenni a seguire: invitato spesso da trasmissioni televisive si eresse sempre baluardo della Lazialita’. Mai una critica, una obiezione, una accusa verso il suo mondo. Sempre vivo e luccicante, mica evaporato.
Uber Gradella, classe ’21, portiere per nove anni della Lazio: inizio’ e concluse la sua carriera con la nostra maglia addosso, come una reliquia.
Buon compleanno, Uber, imbattibile Decano Laziale.