di Giorgio Bicocchi
Cronaca di una avventura sfortunata. Estate del 1937: la Lazio, classificatasi seconda in campionato, davanti al Torino, preceduta di tre punti solo dal Bologna tricolore, inizia la sua avventura in Coppa Europa. Sarà, fino alla finalissima, un cammino folgorante, iniziato a Budapest, proprio la città dove la Lazio sarebbe poi tornata per giocarsi la vittoria conclusiva del trofeo. Il 13 giugno i laziali impattano in terra magiara contro l’Hungaria. E, al ritorno, Silvio Piola, con una doppietta nel primo tempo, spiana la strada al passaggio del turno.
La Lazio batte tre a due gli ungheresi e si appresta ad incrociare il Grasshoppers. L’andata si svolge a Roma e quella grande Lazio tiene fede alle attese: segna sei reti agli svizzeri, trasformando la gara di ritorno in una piacevole gita. Saltata la semifinale per le contemporanee esclusioni del Genova e dell’Admira, i laziali si preparano ad affrontare in finale i terribili rivali del Ferencvaros: la scuola magiara è zeppa di individualità, molti giocatori sfideranno l’anno successivo la Nazionale azzurra nella finalissima mondiale, la Lazio ne è conscia ma parte per Budapest con grandissime speranze.
La partita di andata si svolge davanti a quarantamila spettatori il 12 settembre del 1937. La Lazio si schiera con: Blason Zaccone Monza Baldo Viani Milano Busani Marchini Piola Camolese Costa.
Pronti, via. Segna l’ungherese Toldi, pareggia Busani. Poi due gol di Sarosi. Risveglio di Piola, due a tre. Mentre la Lazio sprigiona il massimo sforzo per acciuffare il pareggio, l’arbitro, il cecoslovacco Kirst, assegna ai padroni di casa un rigore inventato. L’andata finisce quattro a due e si aspetta il ritorno, fissato allo Stadio del Partito un giorno piovoso di ottobre. La Lazio deve rimontare due gol: solo cosi’ potrebbe garantirsi il diritto ad uno spareggio. Dopo quattro minuti segna Costa. Poi una doppietta del solito Sarosi sembra tramutare il sogno in uno spettro. Non è finita, la Lazio segna tre reti (due con Piola, una con Camolese) e vola sul quattro a due. Toldi riduce lo svantaggio e il primo tempo termina con un pirotecnico quattro a tre. Nella ripresa, dopo l’errore dal dischetto di Piola (che cambia la tradizionale traiettoria in ossequio ad un consiglio elargitogli dal citti’ Pozzo, presente in tribuna), la Lazio si sgretola incassando una sconfitta interna per quattro a cinque.
Coppa Europa in fumo, proprio sul filo di lana. I laziali – eliminando dal computo la conquista della Coppa delle Alpi del ’71 – avrebbero dovuto aspettare, da allora, ben sessantadue anni prima di festeggiare, a Birmingham, contro il Maiorca, il primo squillo europeo, mettendo in bacheca la Coppa delle Coppe, bissata, tre mesi dopo, dal trionfo in Supercoppa Europea.