di Giorgio Bicocchi
Ma quanto eravamo belli? Di più. Con il sagrato di San Pietro vestito di Lazio dalle prime luci dell’alba. Con una miriade di bambini, pur ancora assonnati, ma orgogliosi di essere presenti ad un evento unico. Si, e’ stata una giornata memorabile. Una di quelle da tramandare a tutti coloro che tra qualche anno, ci chiederanno cosa accadde oggi, 7 maggio dell’Anno Domini 2015.
Lo avesse potuto consentire l’Aula Paolo VI sarebbe stata ulteriormente gremita. Sono bastati però gli oltre settemila, entusiasti Laziali per colorare di passione, cuore, orgoglio, senso di appartenenza un giorno destinato ad entrare nella storia della Società che più amiamo.
Avevano gli occhi lucidi i Laziali dai capelli ingrigiti, accompagnando davanti al Papa i nipoti. C’era pure un senso di malinconia pensando a tutti coloro che questo giorno strepitoso, strappati da un destino balordo, non avevano potuto vivere. Cantando, abbracciandosi, guardando ammirati il video di quasi due ore diffuso prima dell’arrivo del Pontefice. Immagini in bianco e nero e a colori che hanno sintetizzato la nostra storia. Di sport e di vita, lunga 115 anni.
Faceva tenerezza il Presidente Generale, Buccioni, mentre ripassava il discorso che avrebbe poi pronunciato davanti a Papa Francesco. Il senso? Noi ci siamo sempre stati e sempre ci saremo.
E poi gli occhi dei bambini, la fierezza degli atleti di Martino Pota e Moreno Paggi, i nostri eroi più sfortunati del bowling e del basket in carrozzina, che, per coraggio e fierezza, sono battistrada nella vita che più conta. In alto le bandiere, con i i più piccoli, tre anni o poco più, appisolati sul grembo delle mamme. Ma poi destati quando l’abito immacolato di Papa Francesco e’ apparso, come un romantico cavaliere. L’uomo della speranza, del dialogo, che entra nei cuori e li infiamma.
Ci siamo commossi cavalcando l’attesa, con gli inni cantati a squarciagola da chi ha la Lazio nel sangue e non teme rovesci. Abbiamo stretto decine di mani: in tutti c’era la felicità di esserci, di aver partecipato, di poter raccontare.
Giovedì 7 maggio 2015, Aula Paolo VI, Vaticano: qui la Lazio più vera, quella che non sarà mai in svantaggio, ha scritto con la sua gente uno dei giorni più leggendari.
(si ringrazia per le foto il fotografo Patrizio Napolitano)