di Giorgio Bicocchi
Venti minuti dal centro di Bruxelles, il taxi che imbocca il quartiere universitario. Case basse, per nulla scheggiate dal sole. Cielo plumbeo, il freddo che si insinua. E’ un convoglio di auto quello che si ferma davanti all’ingresso del cimitero di Ixelles. Le nove del mattino non sono ancora scoccate. Gli echi della festa svoltasi a piazza della Libertà, a Roma, poche ore prima, nel cuore della notte, sono arrivati anche qui, nell’anima della vecchia Europa, dove Luigi Bigiarelli, nel 1908, morì giovanissimo, senza assistere alla crescita di quel grande progetto sportivo che, otto anni prima, su una panchina davanti al Tevere, aveva contribuito a fondare assieme ad altri otto pionieri.
Capelli scuri, al volante di una utilitaria: ecco il sindaco-donna di Ixelles che già lo scorso anno aveva accolto questa comitiva laziale arrivata da Roma, al seguito di autentici battiti del cuore. Tombe vecchissime, probabilmente di ragazzi belgi caduti nel primo conflitto mondiale. Una stradina, poi un’altra. Poi un mini-rettilineo. Eccola, sulla sinistra, la stele che raffigura il fondatore della Lazio, di un sogno diventato ideale, centotredici anni, cinquantasette sezioni, un oceano di buoni sentimenti, che ogni fine settimana, ragazzi e ragazze, con infinito orgoglio e dignità, portano sui campi di gara.
Il cielo si scuote mentre il freddo aumenta. Una leggera pioggia inizia a cadere. Quasi non si sente, però, perché la mente comincia a vagare, mettendo assieme istantanee che ogni laziale che si rispetti tiene gelosamente nel cuore. Le foto di Roma-sparita, puntualmente ricostruite e raccolte dal Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento. Piazza della LIberta’, la spianata di Piazza d’Armi dove Sante Ancherani seleziono’ i primi ragazzi che volevano giocare al football. “Quelli so’ forti, so’ della Lazio, la squadra che ha portato il calcio a Roma”, come recita un vecchio spot radiofonico.
L’effige di Bigiarelli, con il cappello calzato di lato, con le piume dei bersaglieri al vento, e’ una sorta di testamento per ogni appassionato di Lazio che, almeno una volta nella vita, qualora capitasse l’occasione, dovrebbe varcare il cancello del cimitero di Ixelles, ripercorrendo la Storia, quella rigorosamente con la S maiuscola.
Più avanti la strada curva a destra. Un treno, in lontananza, annuncia l’arrivo in città di tanti pendolari. Le spoglie di Bigiarelli sono raccolte in un campo, sotto una lapide grigio scuro. Il cappellano legge la commovente preghiera dello sportivo mentre, al di la’ del muro di cinta del cimitero, arrivano gli strepiti di un gruppo di ragazzi belgi che, incuranti della pioggia e del freddo pungente, stanno dando vita ad una accanita partita di pallone. È il centro polivalente sportivo di Ixelles, suggerisce l’assessore-donna del distretto alle porte della capitale. Giusto e romantico, così: in fondo, nessuno può pensare di chiudere il cerchio della propria vita. Ritrovate dopo oltre cento anni dalla propria morte, le spoglie di Bigiarelli sono state composte adiacenti ad un campo di sport. Come se le urla spontanee di quei ragazzi avessero il compito di preservare dall’oblio il sogno del fondatore della Lazio. Una Polisportiva unica, ricchissima di sogni, stile e tradizione. Zeppa di tesserati, in continuo aumento. Un ideale che si dilata, che non conosce scricchiolii.
Si, se Luigi, questa mattina, facendo capolino dal cielo carico di umidità, avesse constatato il modo impetuoso con il quale la Polisportiva si è allargata, si sarebbe certamente convinto di quanto sia stato illuminante e prezioso, centotredici anni fa, avere dato vita ad un sogno chiamato Lazio.