di Giorgio Bicocchi
In molti, soprattutto i laziali dell’ultima ora, quando pensano a Juan Carlos Lorenzo gli abbinano la sciagurata stagione 1984-85. Quella con la Lazio ultima in classifica, praticamente già retrocessa alla fine di gennaio, dopo il poker interno servitole dall’Udinese. C’è stata però – e per fortuna, verrebbe da dire – un’altra fase del romanzo vissuto dal maestro argentino con la Lazio.
Con la squadra rimodellata per emergere, tornata in serie A dopo le cadute agli inizi degli anni Sessanta – forse i più bui del sodalizio – costruita su giovani assi come Chinaglia e Wilson. Tanto che Lenzini, che aveva anche perdonato a Lorenzo il passaggio alla Roma, inizio’ un lungo e complicato iter burocratico-amministrativo affinché gli fosse concessa la cittadinanza italiana.
E la foto che alleghiamo e’ un po’ storica perché immortala il momento in cui Lorenzo, in giacca blu d’ordinanza, giura da cittadino italiano in Campidoglio, firmando il relativo registro. Con lui a sinistra Guido Giambartolomei (accompagnatore della squadra e primo collaboratore del Presidente) e, più dietro, la sagoma di Umberto Lenzini.
Fu il Decreto Presidenziale siglato da Giuseppe Saragat, datato 12 febbraio 1969, a sbloccare definitivamente l’iter, sancendo che ‘Juan Carlos Lorenzo, nato a Buenos Aires il 17 ottobre 1922 da Jose’ e Rosa Pereira’ , era da considerarsi cittadino di questo Paese. Un mese più tardi, il Prefetto di Roma comunico’ che era stato consegnato al destinatario il Decreto Presidenziale di concessione della cittadinanza italiana. Non solo, si invitava anche a ‘far conoscere al destinatario la data in cui sarà prestato il giuramento e gli estremi di trascrizione del Decreto’. Trascorsero altri giorni e poi, un mattino di primavera, Juan Carlos Lorenzo uscì dall’abitazione di via Micheli – proprio dietro a piazza Euclide – per dirigersi in Campidoglio. Con i capelli come al solito impomatati e un sorriso a trentadue denti. Non vinse Coppe o trofei, Juan Carlos, ma solo per il fatto di aver plasmato un campione di razza come Long John merita di essere sempre ricordato. Come questa foto testimonia.