di Giorgio Bicocchi
Prima di iniziare il campionato 1954 di pallanuoto, la Lazio allenata da De Giovanni partì in pullman per la Germania, con l’obiettivo – al termine di una tourneè che prevedeva nove incontri – di affinare la condizione in vista dell’inizio del torneo. Che, per inciso, sarebbe stato poi vinto dalla Roma.
Alberto Marchesi, estensore dell’articolo de “Il Corriere dello Sport” che alleghiamo, era un arguto osservatore dello sport romano. Nel testo, con la consueta classe, definiva i pallanuotisti Laziali “tritoni”, quasi a conferirgli ulteriore forza ed eleganza. All’epoca, oltre sessant’anni fa, la Lazio pallanuoto era infatti una splendida realtà del movimento, capace, allo Stadio Torino, di richiamare d’estate, nelle gare casalinghe, migliaia di appassionati. Per vincere il titolo – il primo ed unico scudetto della storia – la Lazio avrebbe dovuto aspettare altre due stagioni. Nel ’55, infatti, la squadra si sarebbe classificata al secondo posto, al mozzo del Camogli, dovendo attendere il campionato successivo per vestirsi di tricolore.
Fu, quella, una tourneè estenuante, in cui i giocatori dovettero accettare anche trasferimenti lunghi oltre 500 chilometri. Le condizioni per giocare, poi, erano al limite del regolamento, con partite disputate in piscine con una altezza minima di acqua. Carlo Pedersoli – immortalato con il compagno Gambino in una foto scanzonata, scattata ad Hannover in un momento di relax, a corredo di questa curiosa ricostruzione – segnò a mitraglia in quelle nove gare, giocate a Essen, Auchen, Karlsruhe, Francoforte ma pure a Strasburgo, appena al di là del confine con la Francia.
Quaranta reti complessive per il centroboa Laziale, vero uomo in più, in quegli anni, del nuoto e della pallanuoto azzurra. De Giovanni provò, in quell’avventura tedesca, lo scacchiere della squadra-tipo che già comprendeva Gionta, Baccini, Pucci e Pedersoli, trovando riscontro positivi pure dall’eccellente difesa di Felice Virno, destinato a diventare anch’esso, due anni dopo, Campione d’Italia con la calottina Laziale in testa.
Un approfondimento, quello offerto oggi dal Centro Studi, utile a fissare due concetti. Il primo: notate l’attenzione (a livello di spazio) che i giornali dell’epoca dedicavano alle vicende della pallanuoto, oggi riciclate malinconicamente tra le “notizie brevi”. Il secondo: la faccia allegra e spensierata di Carlo Pedersoli, destinato a diventare, di lì a meno di vent’anni, il Bud Spencer tanto amato, al cinema, da grandi e piccini.