di Giorgio Bicocchi
Nella sera in cui sfideremo la nebbia (chissà…) del Bentegodi, la sagoma di Toni e la sagacia tattica di Mandorlini, andiamo a ritroso, a caccia degli squilli più luccicanti della Lazio a Verona, sponda Hellas. Che, purtroppo, non hanno la stessa cadenza e la stessa ripetitività (tutte vittorie…) degli ultimi confronti con i concittadini del Chievo.
27 ottobre 1991, dunque una storia che risale a ventitré anni fa. Era la Lazio di Dino Zoff, di Fiori in porta, della linea a quattro difensiva composta da Bergodi, Sergio, Gregucci e Soldà. Del soldatino Bacci schierato a tornante. Di Sclosa, uomo di impostazione e di rottura. Di Lele Pin in cabina di regia. Soprattutto del trio offensivo composto da Doll, Riedle e Sosa. Quella Lazio – dopo un girone di andata concluso al quarto posto – assaporava coi fatti la speranza di tornare in Coppa Uefa, obiettivo sbandierato con baldanza da Gianmarco Calleri e Carlo Regalia, braccio e mente di quel gruppo. Da gennaio in poi, al contrario, la Lazio – complice pure una panchina risicatissima, con alternative non di spessore ai titolari – naufragò miseramente, finendo il torneo nel più cupo anonimato. In quell’autunno, invece, la Lazio aveva cominciato a fare sul serio, vincendo spesso fuori casa, ad esempio. A Verona, nel pomeriggio di ventitré anni fa, la Lazio, al cospetto dei gialloblù di Fascetti, in cui militavano, tra gli altri, il portiere Gregori, Renica, Fanna, lo svedese Prytz, il rumeno Raducioiu, sciorinò calcio essenziale. Punse, eccome, di rimessa, trascinata dai lampi di Doll, dalle scorribande e dai gol dell’uomo ritratto nella foto acclusa, Karl Heinz Reidle, il centravanti strappato a suon di miliardi dal Werder Brema.
Riedle, tedesco-volante, segnò due gol, uno allo scadere del primo tempo, l’altro a metà ripresa, divorandosene pure un altro paio, roba che quel giorno al Bentegodi avrebbe potuto pure entrare nel guinness dei primati della nostra squadra.
Finì due a zero quella gara, con la Lazio appollaiata ai gradini nobili della classifica, in attesa di misurarsi, la domenica successiva, contro la Juve. L’auspicio è che il ricordo sia prodigo di buone nuove in vista di stasera: anche perché, lo scorso anno, tra andata e ritorno, il Verona ci colpì ben sette volte ai fianchi…